La musica dissonante attiva la corteccia visiva

 

 

DIANE RICHMOND

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXI – 28 settembre 2024.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Anche se la visione neuroscientifica della fisiologia corticale si allontana sempre più dal modello ordinato per “aree dedicate” di mezzo secolo fa, la specializzazione localizzata delle aree primarie rimane come dato di fatto e, sebbene i neuroni che vi prendono parte non svolgano esclusivamente il ruolo assegnato loro dalla fisiologia classica, l’individuazione funzionale, ad esempio, di una corteccia motoria primaria, di una corteccia sensitiva primaria, di un’area visiva primaria (17, V1) nella corteccia calcarina occipitale o di un’area uditiva primaria (41) sulla prima circonvoluzione temporale, rimane un criterio valido e fondato per orientarsi circa il livello di base di elaborazione corticale dell’informazione cerebrale.

Non meraviglia, perciò, che si continuino a identificare le principali zone topografiche della corteccia con la funzione loro attribuita dalla neurofisiologia classica; anche perché, nelle osservazioni del cervello con le più recenti metodiche di esplorazione funzionale in vivo, si hanno costanti conferme di attivazione delle aree acustiche da parte di stimoli uditivi, di aree visive da parte di immagini, e così via. Gli studi che presentano un’attivazione inattesa o paradossa rispetto allo schema elementare di base che presupponeva un rapporto 1 a 1 tra anatomia e fisiologia, forniscono informazioni importanti per muovere i primi passi sulla via lunga e tortuosa che ci porterà alla conoscenza dei criteri e dei modi in cui le connessioni, tra aree convenzionali e altre formazioni cerebrali, esplicano funzioni la cui base neurobiologica non è ancora conosciuta.

Fernando Bravo e colleghi hanno rilevato e studiato risposte nella corteccia visiva primaria modulate da informazione musicale.

Quanto emerso in questo studio appare sensazionale a chi non ha seguito i più recenti sviluppi di questa branca dell’indagine neurofunzionale corticale, ma si tratta in ogni caso di evidenze estremamente significative: la dissonanza tonale recluta l’elaborazione visiva precoce attraverso interazioni a feedback che vanno dalla via ventrale uditiva alla corteccia visiva primaria (area 17, V1).

Il lavoro, che più avanti illustriamo nel suo interessante svolgimento, ha ricostruito uno straordinario processo di attribuzione di significato, individuando le vie e il modo in cui la musica dissonante può influenzare il giudizio cognitivo.

(Bravo F. et al., Dissonant music engages early visual processing. Proceedings of the National Academy of Sciences USA – Epub ahead of print doi: 10.1073/pnas.2320378121, 2024).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Preclinical Imaging and Radiopharmacy, University of Tübingen, Tübingen (Germania); Cognition and Consciousness Imaging Group, Department of Medicine, University of Cambridge, Cambridge (Regno Unito); Department of Clinical Neuroscience, University of Cambridge, Cambridge (Regno Unito); Institute for Art and Musicology, Division of Musicology, Technical University of Dresden, Dresden (Germania); Department of Psychology, Humbolt-University of Berlin, Berlin (Germania).

[Edited by Marcus Reichle, Washington University School of Medicine in St. Louis].

Prima di esporre i contenuti dello studio e le interessanti conclusioni cui perviene, si vuole qui richiamare l’attenzione sulla dimostrazione, da parte di Fernando Bravo e colleghi, che il flusso ventrale uditivo del “what” (la cosiddetta via del “cosa”) gioca un ruolo nell’attribuire significato a stimoli sonori non verbali, quali quelli costituiti dalla musica dissonante che veicola emozioni negative, fornendo una base interpretativa impiegata per elaborare l’esperienza audiovisiva. Questi risultati evidenziano il ruolo critico svolto dall’integrazione audio-visiva (o, meglio, dalla sua base neuronica) nel modellare funzioni di livello superiore, quali la cognizione sociale.

La ragione per la quale Bravo e colleghi hanno indagato le risposte cerebrali di 38 volontari mediante risonanza magnetica funzionale (fMRI, da functional magnetic resonance imaging) può così essere sintetizzata: l’esame neuroscientifico dell’elaborazione cerebrale della musica in un contesto audiovisivo offre una valida base di dati per l’analisi del modo in cui l’informazione acustica influenza la codifica emozionale dell’informazione visiva.

Durante le sessioni di osservazione sperimentale i volontari assistevano a film di tipo naturalistico, mentre i ricercatori, usando la fMRI, indagavano nel loro encefalo i pattern neuronici di rete allo scopo di individuare meccanismi neurali sottostanti l’effetto della musica sulle inferenze di valore durante l’attribuzione di stato mentale. I 38 partecipanti guardavano lo stesso cortometraggio accompagnato in modo sistematicamente controllato da musica consonante o da musica dissonante. I volontari erano stati istruiti a pensare e riflettere sulle intenzioni dell’interprete principale del film.

I risultati hanno rivelato che al crescere dei livelli di dissonanza aumentava la probabilità di inferenze di valore negativo, dimostrando un profondo impatto emozionale della dissonanza musicale sulla fisiologia cerebrale. E qui consideriamo il dato più saliente dello studio: fatto cruciale, in senso neuroscientifico e a dispetto del fatto che il cambiamento di tipo di musica costituiva l’unica variante del sistema, la dissonanza evocava la risposta della corteccia visiva primaria o area V1.

L’analisi di connettività funzionale/effettiva[1] ha evidenziato un accoppiamento più forte tra il flusso ventrale di informazioni uditive (AVS) e l’area visiva primaria, V1, in risposta alla dissonanza tonale e ha dimostrato la modulazione dell’elaborazione visiva precoce via inputs top-down a feedback tra AVS e V1.

Questi cambiamenti di segnale in V1 indicano l’influenza delle rappresentazioni contestuali di alto livello associate alla dissonanza tonale sulla corteccia visiva primaria, in funzione di facilitazione dell’interpretazione emozionale dell’informazione visiva.

Tali risultati evidenziano il valore e l’utilità dell’impiego, negli esperimenti, di musica sistematicamente controllata, che consente di isolare e separare la valenza emozionale dalla dimensione dell’allerta, e permette di chiarire l’interfaccia suono/significato nel cervello e i suoi effetti transmodali distributivi sulla codifica visiva precoce, durante la visione di film dai contenuti naturalistici come quelli impiegati in questa sperimentazione.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Diane Richmond

BM&L-28 settembre 2024

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Effective, intesa nel senso di “efficace”, in grado di “produrre effetto”.